Le eccellenze da sole non bastano servono incentivi per investire

by / mercoledì 20 maggio 2015 / Pubblicato in Interventi

Palmieri, un commento su questa prima fase di campagna elettorale. Quali impressioni sta raccogliendo in giro per l'Irpinia?
«Sto riscontrando una duplice impressione. Da un lato prevale una certa rassegnazione nell'opinione pubblica rispetto alla quotidianità e molta delusione frutto di una cattiva politica di questi ultimi cinque anni. Molti non vogliono andare a votare. Rispetto alla mia persona e alla nostra proposta politica invece vedo entusiasmo e interesse, ho una buona sensazione soprattutto quando riesco a parlare direttamente con le persone. Ma al di là del riscontro personale, la prima battaglia da vincere è quella contro l'astensionismo».
In questa campagna elettorale si fa un gran parlare di sviluppo e tutela dell'ambiente, due concetti che in passato troppo spesso sono stati in antitesi tra di loro. Cosa è cambiato?
«Bisogna innanzitutto capire cosa si intende per sviluppo, non necessariamente quello economico deve produrre impatti ambientali nocivi. Penso a quanto accaduto nella Valle del Sabato e a quello che potrebbe accadere con le ricerche di idrocarburi in Alta Irpinia. Non possiamo sacrificare sull'altare del benessere economico principi fondamentali come la salute pubblica. Immaginiamo per l'Irpinia uno sviluppo sostenibile partendo dalla valutazione corretta delle cose che funzionano, come l'agricoltura di qualità che ha consentito il successo di prodotti come vino e castagne, nonostante il tormento a cui il settore è sottoposto da tempo e a cui la politica per cinque anni non ha dato risposte. Le eccellenze locali hanno consentito il successo di tante realtà che si occupano di trasformazione, penso alla Ferrero per i noccioleti, alla Zuegg che ora ha deciso di investire direttamente anche nella produzione in loco, a Pasta Baronia dove con un'idea semplice che coinvolge i contadini del posto senza lucrare sul prezzo del grano, si è realizzata una linea di prodotto alta qualità capace di intercettare il mercato internazionale. Ci sono poi realtà importantissime, in altri campi, come Acca Software, Ema, Altergon. La nostra produttiva però da sola ancora non riesce ad assorbire manodopera sul territorio e garantire benessere per questo bisogna attrarre nuovi investitori, attraverso progetti che insieme a Confindustria e Invitalia, stiamo portando avanti con l'onorevole Famiglietti per valorizzare l'esistente, favorire l'impresa con sgravi ed incentivi e utilizzando i fondi della Bei».
Però sull'economia delle eccellenze incombe la minaccia delle perforazioni petrolifere.
«Da sindaco di Montemarano e da esponente del Pd sono stato da sempre contrario ai progetti di estrazione del petrolio. Posso comprendere il ragionamento che si fa a livello nazionale, quello di sfruttare le risorse in casa nostra visto che l'Italia dipende totalmente dall'estero per l'importazione del petrolio. Ma il limite di un ragionamento che vale in assoluto, è rappresentato dalla sua contestualizzazione, in Irpinia sarebbe incomprensibile. Siamo una zona sismica, abbiamo i bacini imbriferi più importanti d'Europa, viviamo grazie alle produzioni di qualità, il gioco insomma non varrebbe la candela. Sarebbe abbastanza comprensibile se ci fosse maggiore dialogo tra i livelli istituzionali».
Venendo alle vicende interne al suo partito, il Pd, il risultato elettorale potrebbe generare un rinnovamento del gruppo dirigente provinciale?
«Credo che nella vita esistono momenti diversi, quello della proposta, della discussione anche dello scontro, poi arriva quello della decisione e della sintesi, perché non sempre si può rinviare. Il momento attuale però è quello del lavoro, che ci vede impegnati a fare il possibile per vincere le elezioni. Non mi piacciono le rese dei conti. L'approccio di un partito serio, quale è il Pd, è quello dell'analisi del risultato che inevitabilmente dovrà esserci e articolarsi in un confronto franco. E a differenza di altri partiti di cui non si sa ai nulla, lo faremo come sempre a porte aperte, in modo trasparente e democratico».
Per chi come Lei, e tutto il suo gruppo, ha sempre detto no ad un'alleanza con De Mita, è imbarazzante ora affrontare un campagna elettorale che vi vede nella stessa coalizione?
«Si, lo è. Veniamo considerati corresponsabili di un accordo che in realtà abbiamo subito. L'opinione pubblica fa giustamente difficoltà comprendere come mai l'Udc, fino a ieri gravitava nel centrodestra e poi,senza un percorso politico graduale e trasparente, si ritrova nel centrosinistra. Un grosso punto interrogativo che le persone pongono a noi che, come tutti, non ne comprendiamo la genesi. Adesso però è superfluo sprecare energie a porci domande che dovranno essere affrontare certamente ma in un fase successiva. Ora dobbiamo concentrarci a prendere più voti del centro destra».
In caso di vittoria del centrosinistra, chiederete a De Luca un assessore irpino in giunta?
«Innanzitutto bisogna porsi un quesito, stiamo meglio o peggio di cinque anni fa? L'Irpinia sta oggettivamente peggio, questo deve dissipare ogni dubbio sul chi votare. La provincia di Avellino però non ha avuto una rappresentanza residuale in Regione, gli irpini hanno ricoperto ruoli molto importanti. Un criterio potrebbe essere quello di dare una rappresentanza ad ogni provincia, potrebbe essere questo un buon principio da sottoporre all'attenzione del presidente a cui poi spetterà la decisione. Ma prescindere dal ruolo che gli eletti andranno a ricoprire, se si vuole fare bene la politica bisogna essere profondamente innamorati della realtà da cui si proviene. Sono convinto che nuove energie e volti nuovi potranno dare maggiore contributo di quanti hanno già avuto modo di lavorare fino ad oggi ma evidentemente senza ottenere i risultati sperati».

fonte: www.ilciriaco.it

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